Da oggi all'Onu il mondo inizia a discutere la messa al bando delle armi nucleari
Oggi a New York inizia la prima sessione di negoziati per l'elaborazione di un Trattato che inserisca la messa al bando delle armi nucleari nella legislazione internazionale. Un momento storico importante anche perché il Trattato viene elaborato sulla base del riconoscimento che l'impatto umanitario dell'uso di ordigni nucleari sia moralmente inaccettabile. Già solo per la loro esistenza le circa 16.000 testate nucleari presenti nel mondo rappresentano un significativo rischio per la sicurezza umana.
In apertura della Conferenza di negoziazione all'ONU Beatrice Fihn (direttrice della Campagna internazionale ICAN, che raccoglie la società civile internazionale impegnata per il disarmo nucleare e ha come membri italiani Rete Disarmo e Senzatomica) sottolinea che: “Questo Trattato finalmente metterà al bando armi che sono progettate per uccidere indiscriminatamente civili; verrà così completato il processo di proibizione di tutte le armi di distruzione di massa”.
Alla sessione che si apre oggi si è arrivati grazie al voto dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che, con il sostegno di più di 120 Paesi, ha approvato e confermato la decisione di procedere a negoziati su questo Trattato presa nell'ottobre 2016 in seno al Primo Comitato sul disarmo. L'azione decisa a livello ONU è la conseguenza di una serie di conferenze internazionali che hanno raccolto dati e indicazioni stringenti sul costo umanitario inaccettabile di qualsiasi uso di armi nucleari, e sul ruolo che la proibizione di tali ordigni avrebbe nel rafforzare la legge umanitaria internazionale. In base al documento di convocazione ci si aspetta che il Trattato impedirà legalmente agli Stati che decideranno di sottoscriverlo di utilizzare, possedere, sviluppare armi nucleari e di assistere altri Paesi in questa attività. Il nuovo strumento internazionale funzionerà in armonia con l'esistente regime di accordi sulla non proliferazione e disarmo nucleare, rafforzando le norme contro questi ordigni indiscriminati e mettendo a disposizione degli Stati un metodo e un percorso per adempiere ai propri obblighi di disarmo.
“Siamo molto soddisfatti di questo risultato e parteciperemo direttamente alla sessione di New York anche in rappresentanza delle altre campagne italiane per il disarmo nucleare – sottolinea Daniele Santi segretario generale di Senzatomica – Arriviamo a questo appuntamento dopo una mobilitazione di molti mesi che ha portato la nostra mostra sugli effetti devastanti degli ordigni nucleari in decine di città italiane. Il sostegno ricevuto in quel contesto ci dimostra che la maggioranza della popolazione italiana è contro queste armi e le vorrebbe cancellate dalla storia”.
Purtroppo il Governo italiano, a meno di sorprese dell’ultima ora, non parteciperà ai negoziati, allineandosi a quei Paesi (della Nato o sotto l’ombrello nucleare Usa) che si sono opposti alla Risoluzione di convocazione. Eppure il voto espresso in Assemblea Generale non implica esclusione automatica dai negoziati, cui infatti prenderanno parte i Paesi Bassi (nella stessa situazione italiana) e altri Stati UE come Austria e Irlanda.
L'Italia rischia così di vanificare la possibilità di un ruolo attivo e positivo in questo processo, in quanto per la sua situazione geopolitica e l’essere paese ospitante di armi nucleari statunitensi potrebbe invece fungere da mediatore positivo; e spingere i propri alleati Nato a considerare concretamente la strada verso il disarmo nucleare. Proprio per ricordare la pericolosità gli ordigni nucleari presenti sui propri territori dei giorni scorsi attivisti di Italia, Belgio, Germania, Paesi Bassi hanno dimostrato davanti alle basi che li ospitano ad Aviano e Ghedi (Italia), Kleine Brogel (Belgio), Büchel (Germania) e Volkel (Paesi Bassi).
Il Trattato in discussione avrà comunque un impatto anche sugli Stati che decideranno di non partecipare ai negoziati, poiché imposterà norme internazionali di comportamento e contribuirà a cancellare il prestigio politico associato al possesso di armi nucleari.
“Per tutti questi motivi noi continuiamo fare appello al Governo italiano, a cui abbiamo scritto nelle scorse settimane senza ottenere risposte, affinché cambi la propria posizione e si allinei con le nazioni che vogliono concretamente il disarmo nucleare, non solo a parole – commenta Lisa Clark co-presidente dell'International Peace Bureau e coordinatrice per il disarmo nucleare di Rete Disarmo - Abbiamo bisogno di coraggio e che il nostro Paese riprenda quella leadership internazionale per il disarmo che ha già svolto in passato a riguardo di altri armamenti. L'alternativa sarebbe quella di seguire la dottrina del nuovo presidente Trump, che ha già dichiarato di voler addirittura aumentare l'arsenale nucleare”.
Non a caso, e con una mossa senza precedenti, gli Stati Uniti hanno convocato una conferenza stampa di protesta contro negoziati all'ingresso del Palazzo di Vetro, poco dopo l'inizio della sessione. Sarà importante capire chi seguirà le indicazioni dell'amministrazione Trump.
Con un rischio di detonazione nucleare oggi al massimo livello dalla fine della Guerra Fredda questo Trattato dovrebbe essere una priorità urgente per tutti quei popoli e Stati che credono in un futuro libero dalle armi nucleari. Inoltre, il progressivo smantellamento degli arsenali esistenti - quale esito ultimo della messa al bando - sarebbe l'unico modo realmente efficace per neutralizzare i rischi dell'uso non intenzionale di armi nucleari e del c.d. terrorismo nucleare: rischi rispetto ai quali l'equilibrio fondato sulla deterrenza non può nulla. Gli sforzi di disarmo del recente passato dimostrano come i passi più efficaci verso l'eliminazione di una determinata classe di armi sia la proibizione sotto la legislazione internazionale. La completa eliminazione delle armi nucleari da parte degli Stati che oggi le possiedono non avverrà immediatamente, ma la situazione sempre più complessa della sicurezza internazionale e la proliferazione di armi di distruzione di massa pone all'ordine del giorno in maniera pressante la necessità di porre fine all'era nucleare.