Amnesty International Italia e Rete Italiana per il Disarmo scrivono a Prodi sulle esportazioni di armi verso l’Afghanistan
In occasione del vertice Nato in corso a Bucarest, la Sezione Italiana di Amnesty International e la Rete italiana per il disarmo hanno scritto una lettera al presidente del Consiglio, Romano Prodi, esprimendo preoccupazione per l’esportazione di armi italiane verso l’Afghanistan.
Allegando un recente rapporto diffuso a Londra da Amnesty International, “Afghanistan: la proliferazione delle armi alimenta ulteriori violazioni dei diritti umani”, la Sezione Italiana dell’associazione e la Rete italiana per il disarmo hanno paventato il rischio che l’eccessiva quantità di armi di piccolo calibro, armi leggere e munizioni offerta all’Afghanistan dai paesi Nato e dagli Stati alleati possa essere usata per gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario. Secondo le due organizzazioni, “l’impatto di una proliferazione incontrollata di armi rischia di danneggiare gli sforzi del governo afgano e della comunità internazionale per il rafforzamento della tutela dei diritti umani nel paese”.
Nella lettera al presidente Prodi, Amnesty International e la Rete italiana per il disarmo si dichiarano allarmate per il dato riguardante le esportazioni italiane che, in base ai dati Istat (Categoria SH93: Armi, munizioni e loro parti ed accessori), ammonterebbero a 3.189.346 euro per il quinquennio 2003/2007, con un netto incremento in particolare nell’ultimo anno.
Le due organizzazioni chiedono “maggiori dettagli sulla tipologia e sulla destinazione” di queste armi e “se il governo italiano abbia valutato l’impatto di tali esportazioni sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan”.
Infine, Amnesty International Italia e la Rete italiana per il disarmo sollecitano il governo ad attuare la raccomandazione formulata nel giugno 2006 dal Comitato delle Nazioni Unite per i diritti del fanciullo, che ha invitato l’Italia a proibire il commercio di armi leggere con quei paesi, come l’Afghanistan, in cui le persone al di sotto dei 18 anni partecipano alle ostilità come membri sia delle forze armate che dei gruppi armati.
Quest’ultimo punto era stato già sollevato dalle due organizzazioni nel corso di un incontro avuto a Palazzo Chigi il 28 marzo.
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