Armi americane per i cartelli della droga messicani
Enormi quantitativi di pistole e fucili "made in Usa" stanno invadendo il mercato messicano destinati ai trafficanti che le usano per i loro affari. Una notizia allarmante se si pensa che gli Stati Uniti ormai da mesi stanno cercando soluzioni per evitare di ritrovarsi accanto un "narco-stato" abitato da oltre cento milioni di persone. Ebbene, a quanto pare più del novanta per cento delle armi sequestrate alla frontiera proverrebbero dagli Stati Uniti. Lo riporta l'Ufficio Usa dell'Alcol, Tabacco, Armi da fuoco e Esplosivi. Lo scorso anno quasi 2500 armi vennero acquistate negli Usa, soprattutto in Texas, Arizona e California. Le armi per superare la frontiera vengono nascoste sotto a camion e automobili o addirittura sotto agli indumenti, stipati nei tir. Le autorità messicane stanno facendo pressione sugli Stati Uniti affinché facciano di più per impedire che le guardie di frontiera vengano minacciate o subiscano intimidazioni per permettere il passaggio clandestino delle armi. "Voglio la garanzia che le loro armi non entrino in Messico – dice Genaro Garcia Luna, capo della pubblica sicurezza messicana, durante un'intervista radiofonica – Se fermiamo il flusso di armi che proviene dagli Usa i nostri crimini si esauriranno". I messicani oltre a smistare droga come marijuana, cocaina, eroina, sono particolarmente attivi nei sequestri di persona, nel contrabbando di armi e carburante e, secondo recenti rapporti del Dipartimento della giustizia americano, detengono il monopolio nella produzione e la vendita delle meta-anfetamine, la cosiddetta "cocaina dei poveri" che si sta diffondendo con straordinaria rapidità in tutta l'America del Nord, specialmente nelle zone rurali.