Russia: il maggiore produttore di armamenti al mondo
E l'ultima domenica di agosto, gli ultimi giorni della corta estate russa. Catherine fotografa una ragazza biondina sorridente con la digitale al collo, e sul monitor appare la sua sagoma in bianco e nero: naso, guance e occhi più neri del resto.
Siamo alla MBCB-2008, la III Fiera internazionale di armi di Mosca e Catherina è l'ultima tecnologia a raggi infrarossi sviluppata dalla francese Thales: fotografa le emanazioni di calore, e quindi traccia anche nell'oscurità la presenza di qualsiasi calore, esseri umani come carri armati. Sembra che gli organizzatori non abbiano scelto a caso le date della fiera: Mosca per la prima volta da vent'anni è impegnata in un'operazione militare fuori dai suoi confini. Nei corridoi dell'ExpoCentr sulla Krasnopresnenskaya Nabershnaya si aggirano visitatori giapponesi con la scritta 'Rossia' sulla t-shirt rosso-sovietico, vecchiette al traino dei nipotini e coppie in posa davanti alle bocche dei carri armati.
La Russia è in guerra e il suo popolo sembra sguazzare felice tra le armi, per nulla intimidito dai Kalashnikov e dalle bombe a mano elegantemente disposte sui banchi della fiera. Lo stand più visibile è quello maestoso rosso e nero di Rosoboronexport, istituzione fondata nel 2000 per ordine del presidente Vladimir Putin e l'unica ad avere la licenza per l'importazione e l'esportazione di armi per conto della Federazione Russa. Il novembre scorso è stata fusa, assieme a molte delle sue sussidiarie, nella corporazione statale Tecnologie Russe: un nome vago per un conglomerato dai piani molto ambiziosi, ribattezzato dagli analisti 'ministero della Difesa-ombra', con un diretto interesse economico nell'attività delle sue società dipendenti. Come Gazprom e Rosneft nelle risorse energetiche, così la Tecnologie Russe diventerà un accorpamento immenso consolidando l'intero ciclo di produzione dell'industria bellica russa: dal design iniziale, al test dei prodotti, al reperimento delle materie prime, alla costruzione dei motori, all'elettronica. Dalla ricerca al marketing.
Quanto a Gazprom e Rosneft, il colosso industriale di Tecnologie Russe avrà un ruolo cruciale nel capitalismo di Stato, teorizzato dalla presidenza Putin. Olga Kryshtanovskaya, sociologa studiosa degli oscuri meandri della struttura putiniana, ha definito quattro sfere economiche nelle quali la Russia controlla i flussi finanziari per poi attingervi liberamente: primo, il settore del gas e del petrolio, poi il complesso industriale militare seguito dal trasporto (terra, mare e aria) e infine, l'industria atomica. L'attività della nuova Tecnologie Russe passerà attraverso quasi tutte queste sfere. Conclude la Kryshtanovskaya: "Questo sistema prima di Putin non esisteva. È il suo know-how". Anche la strategia militare russa è radicalmente cambiata in questi ultimi anni: se dopo lo scioglimento dell'Urss puntava tutto sulla costituzione di una macchina da guerra moderna, composta da un esercito leggero, ridotto nei numeri e basato sulla potenza nucleare, oggi le minacce percepite da Mosca sono diverse. Otto, dieci anni fa erano il terrorismo internazionale e il traffico di droga, ora è la crescente supremazia tecnologica e militare delle potenze straniere. Il 3 agosto scorso, il 'Kommersant' ha pubblicato uno studio dell'Accademia Russa di Scienze Militari, l'istituto responsabile di dirigere la strategia militare del Paese, che conferma le dichiarazioni di Putin: la Russia sarebbe stata ingannata sugli obiettivi della Nato dopo la fine della Guerra fredda. L'organizzazione militare occidentale avrebbe dovuto indebolirsi e invece è andata rafforzandosi, arrivando a lambire direttamente i confini russi ed espandendosi nei territori storicamente sotto l'influenza di Mosca. Senza parlare dello scudo antimissile americano nell'Europa dell'Est. Ma, ripetono gli analisti, la sfida maggiore dell'Armata Rossa continua a essere la risoluzione dei suoi problemi interni, in primis il pessimo livello di reclutamento, i bassi salari, l'assenza di trasparenza e la famigerata dedovshchina (nonnismo). In più l'esercito si sta trasformando con fatica da armata basata sulla leva obbligatoria a esercito professionale composto da volontari ben pagati.
La produzione del complesso industriale bellico russo è inestimabile: solo per i carri armati, in Urss c'erano quattro stabilimenti: l'UralVagonZavod di Nizhniy Tagil, il Kirov nella ex Leningrado, l'OmskTransMash in Siberia e lo stabilimento di Kharkov nelle steppe ucraine. Con il disfacimento dell'Urss tre dei quattro impianti sono rimasti in territorio russo, soltanto lo stabilimento di Kharkov è finito in mani ucraine: la capacità produttiva russa è stata ridotta di un quarto, eppure resta smisurata per le necessità domestiche. Inoltre, con la fine dell'Unione Sovietica, dopo l'improvviso inaridirsi del budget per la difesa nazionale, è venuto a mancare il principale acquirente. Ma i nuovi padroni del settore bellico russo non se ne sono stati con le mani in mano: se l'Armata Rossa era scomparsa, erano comparse all'orizzonte quella indiana e quella cinese.
Per capire la compravendita di munizioni, carri armati e velivoli militari russi, bisogna andare a Nizhni Tagil, cittadina nel centro della Siberia non a caso lontana da tutto. Fu fondata e costruita in funzione della produzione di armi. Sulle volte della chiesa sono affrescati tank e ciminiere di stabilimenti militari e a ogni incrocio è esibito un carro armato. Una volta l'anno, si tiene la più importante fiera di armi russe e arrivano acquirenti da ogni parte. Dal 2001 la Russia è il maggiore produttore di armi al mondo con circa il 30 per cento del mercato. Nel 2007 i russi avrebbero venduto 7,5 miliardi di dollari di armi, il 5 per cento in più dell'anno precedente e il guadagno di Rosoboronexport è stato stimato in 6,1 miliardi di dollari. Secondo i dati del centro russo Cast (Center for Analysis of Strategies and Technologies), la produzione nel settore dell'aviazione abbraccia il 61 per cento delle esportazioni, seguita dagli armamenti terrestri con il 21, dalla difesa aerea per il 10 e dalla marina con l'8.
Nel 2007 l'India è stato il primo partner commerciale della Russia (28 per cento delle esportazioni russe), seguita dalla Cina (21), dal Venezuela (16), quindi Algeria, Malesia e Vietnam. Gli stranieri comprano, i russi vendono e anche l'Armata Russa da qualche anno ha ricominciato a comprare. Esemplare il contratto concluso con l'India nel 2001 per l'acquisto di 310 carri armati T-90, la specialità dell'impianto di UralVagonZavod (Uvz): l'ordine ha salvato lo stabilimento dal fallimento e paradossalmente, alla consegna della partita, l'India possedeva più carri armati russi della Russia stessa, allora Mosca aveva soltanto 150 carri armati T-90. Trainata dal 'successo indiano', l'impianto Uvz ha cominciato a vendere i suoi tank anche all'Armata Russa, che tra il 2004-05 ha comprato un battaglione intero composto da 31 veicoli e altri due nel 2006 e 2007. Il budget militare è molto cresciuto negli ultimi anni, raggiungendo nel 2008 la cifra di 821 miliardi di rubli (36,8 biliardi di dollari), il 20 per cento in più rispetto allo scorso anno. Pochissimo, se consideriamo che il budget della Difesa statunitense è di circa 650 miliardi di dollari e quello della Cina ufficialmente sarebbe di 58,7 miliardi (170 per gli analisti la stima più vicina alla realtà).
Dei 36,8 miliardi di dollari del budget militare russo, soltanto 10 saranno destinati all'accrescimento delle forze militari: circa cinque saranno spesi nell'acquisto di nuove tecnologie (il 22 per cento in più dell'anno scorso) e 2,2 miliardi nelle riparazioni del vecchio arsenale. Tra i maggiori acquisti dell'Armata Russa del 2007, riporta il settimanale 'Rysski Reporter', ci sono 31 carri armati T-90A e 64 BMP-3, 94 veicoli ruotati per il trasporto delle truppe BTR-80 e dieci veicoli da combattimento per fanteria BMD-4 per le truppe terrene, 12 missili 3-3 Iskander-M, 4 mila automobili e 300 unità d'artiglieria. Ma anche tre elicotteri da combattimento Ka-50 e cinque di attacco MI-28H (equivalenti agli Apache americani).
Secondo gli analisti del Cast, il breve ma intenso conflitto in Ossezia del Sud ha confermato che le forze militari russe sono inadeguatamente armate: vedi l'alto numero di aerei persi nel conflitto, compresi i bombardieri supersonici Tu-22, e l'incapacità di annullare subito la debole contraerea georgiana. Secondo l'osservatore militare indipendente 'Nezavisimoe Voyennouye Obozreniye' solo il 20 per cento delle armi convenzionali russe potrebbe essere descritto come moderno: il carro armato medio russo ha 20 anni, molti risalgono anche a 40 anni fa. Se la Russia ha ricominciato a dotarsi di un nuovo equipaggiamento militare, lo fa comunque a una velocità insignificante rispetto alle necessità urgenti dell'esercito. n
L'esattore, la spia e l'industriale
1. Anatolij Eduardovich Serdyukov
Neo ministro della Difesa russa, classe '62, laureato in economia e giurisprudenza, inizia lavorando nel settore dell'arredamento, ma con l'elezione del presidente Vladimir Putin, la carriera di Serdyukov, soprannominato 'l'Immobiliere' e poi 'l'Esattore', vola, diventando capo del ministero delle Tasse dove riorganizzerà il nuovo Servizio federale fiscale. Lo scorso anno è stato nominato ministro della Difesa. Una decisione che ha suscitato scalpore gettando nello sconforto l'intero settore bellico, preoccupato di dover prendere ordini da un civile (Serdyukov ha fatto soltanto il servizio militare). Eppure rivoluzionerà l'intero ministero insegnando ai militari il difficile concetto di 'budget'. 'Marionetta' per alcuni e insperato riformatore per molti. Si è scontrato con il capo di Stato Maggiore Yuri Baluyevsky, che, il mese scorso, è stato rimosso, ufficialmente per limiti di età, sostituito dal generale Nikolai Makarov.
2. Sergey Borisovich Ivanov
Appassionato di pesca, Sergey Ivanov nasce nel '53 a Leningrado. Laureato in filologia locale, inglese e svedese, entra nel Kgb trasformandosi in uno dei più promettenti agenti all'estero (Africa e Scandinavia). Quando Putin ottiene il ruolo di capo dei Servizi di sicurezza nel '98, Ivanov ne diventa vice. L'anno dopo viene designato segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, una nuova istituzione per consigliare il presidente in materie di politica estera, sostituendo Putin ormai primo ministro. Nel 2001 rimpiazza Sergeyev come ministro della Difesa. Collabora con il segretario della Difesa americana Donald Rumsfeld credendo nella cooperazione russo-americana. Posizioni liberali in politica ed economia. Con lui l'Armata Russa comincia a trasformarsi in un esercito professionale e moderno. Promosso vice-premier con Dmitry Medvedev, poteva diventare presidente, ma dovrà aspettare. Con Medvedev alla presidenza, Ivanov cambia palazzo: è nominato vice del nuovo premier Putin.
3. Sergey Viktorovich Chemezov
Nasce nel 1952 in Siberia. Studia agraria ed entra nei Servizi di sicurezza. Per cinque anni è a Dresda come rappresentante di un'associazione industriale, conosce Putin, allora agente del Kgb. Diventati amici, Putin da premier promuove Chemezov vice capo di Rosoboronexport, potente conglomerato industriale bellico del quale ne diventerà il direttore e uno dei maggiori attori sul mercato mondiale delle armi. Schivo e silenzioso, gli analisti lo considerano il secondo uomo più potente della Russia, dopo lo zar Putin.