Il disarmo tra le priorità di Obama. E già dall’Italia sono state rimosse 40 bombe atomiche.
Il discorso del Presidente Obama all’Assemblea Generale dell’ONU riempie le pagine dei giornali oggi. Tra le cinque priorità che segneranno il cambiamento, disarmo e non proliferazione è la prima. E oggi il Presidente Obama ha convocato e presiederà un vertice del Consiglio di Sicurezza sul disarmo e la non-proliferazione nucleare. E’ già stata diffusa la bozza di risoluzione che gli Stati Uniti presenteranno al Consiglio, dopo consultazioni pre-vertice con le altre potenze nucleari: bozza deludente, se paragonata al discorso del Presidente Obama di ieri. La Rete Italiana per il Disarmo e la Campagna Un Futuro Senza Atomiche sono convinte che rafforzare gli strumenti di non-proliferazione senza compiere passi concreti sulla strada del disarmo sia una scelta destinata solo ad acuire le divisioni tra la maggioranza degli Stati che hanno rinunciato alle armi nucleari e le potenze nucleari. La Presidenza Obama ci ha promesso di impegnarsi per il cambiamento: avremmo voluto vedere ribaditi gli impegni a portare avanti i 13 passi concreti, l’estensione delle Zone Libere da Armi Nucleari, e un chiaro segnale di appoggio al Piano in 5 punti del Segretario Generale Ban Ki Moon che parte dalla necessità di una Convenzione per la messa al bando delle armi nucleari.
Il 23 giugno scorso la Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità una mozione in cui si impegna il Governo a muoversi nei consessi internazionali verso l’Opzione Zero, cioè il disarmo nucleare totale. E’ un segnale positivo, ancora debole. Ma la notizia della rimozione delle 40 bombe atomiche B61 dall’aeroporto militare di Ghedi (Brescia), invece, segna un passo importante.
Il 17 luglio la Federazione degli Scienziati Americani (FAS) dichiarava che il Dipartimento di Stato aveva confermato le sue stime dell’arsenale nucleare statunitense, compresa la stima di 200 armi nucleari tattiche su suolo europeo (http://www.fas.org/blog/ssp/2009/07/confirmation.php). In un articolo del 21 settembre, E. Wayne Merry, ex funzionario del Dipartimento di Stato e del Pentagono, auspica la rimozione di tutte le rimanenti armi tattiche dagli Stati europei, elencando la dislocazione delle 200 bombe tuttora in Europa: 20+20+20 B61 ospitate in Olanda, Belgio, Germania con accordi di doppia-chiave. Più 50 B61 in Italia e quasi 100 in Turchia, invece, in forma “advanced deployment”, cioè da caricarsi su aerei statunitensi. Quelle 50 B61 sono le bombe che, già dal primo rapporto del FAS (gennaio 2005), sappiamo essere nella base statunitense di Aviano, per utilizzo sugli F-16 delle forze armate USA. Si deduce, quindi, che non ci sono più in Italia armi nucleari con accordi di doppia-chiave, cioè quelle stoccate nell’aeroporto militare di Ghedi, per utilizzo sui Tornado dell’Aeronautica militare italiana.
Il motivo della rimozione delle bombe da Ghedi non è noto, ma è probabile che risalga alle conclusioni espresse nel Blue Ribbon Report dell’aereonautica militare USA del 2008, che constatarono serie mancanze di sicurezza nell’aereoporto bresciano. Quali che siano le motivazioni, la Rete Italiana per il Disarmo e la Campagna Un Futuro Senza Atomiche considerano l’eliminazione di queste armi un segnale positivo, che va nella direzione giusta. Da sempre, e in particolare dopo l’annuncio che gli Stati Uniti non andranno avanti con il progetto dello scudo in Europa centro-orientale, riteniamo che la rimozione delle armi nucleari tattiche statunitensi sia un passo essenziale per far ripartire, dopo troppo tempo, il disarmo nucleare totale e globale a cui si sono impegnati gli Stati Parte ratificando il Trattato di Non Proliferazione (Articolo VI).
E’ incoraggiante sapere che dal gennaio 2005, quando le armi nucleari USA in Europa erano 480, ad oggi si siano ridotte a 200, meno della metà. Adesso è urgente completare l’opera, come richiesto più volte dal Parlamento belga (risoluzione all’unanimità nei due rami, 2005) e dal Parlamento Europeo.
La Rete Italiana per il Disarmo e la Campagna Un Futuro Senza Atomiche, insieme alle oltre 2000 Ong mondiali che si impegnano per un mondo libero da armi nucleari, confidano ancora che il Decennio ONU per il Disarmo Nucleare (2010-2020) raggiunga finalmente il suo obiettivo.