Usa: Obama non firmerà il Trattato per l'abolizione delle mine antiuomo
Il presidente Barack Obama non firmerà un trattato globale per l'abolizione delle mine antiuomo. La notizia arriva dal Dipartimento di Stato Usa. "Questa amministrazione ha riesaminato la propria strategia politica e abbiamo deciso che, per quanto riguarda le mine antiuomo, la nostra politica non cambierà" - ha detto il portavoce Ian Kelly, a soli cinque giorni dalla Conferenza di Cartagena (30 novembre - 4 dicembre) che avrà come tema principale proprio il "Trattato per la messa al bando delle mine antipersona", ormai in vigore da dieci anni. "Abbiamo appurato che non saremmo in grado di assicurare la sicurezza nazionale per noi e per i nostri alleati se firmassimo questa convenzione" - ha spiegato Kelly. Il portavoce ha inoltre sottolineato che Washington non esporta più mine antipersona dal 1998 e che di recente ne ha sospeso la produzione.
Il Dipartimento di Stato afferma in un comunicato che gli Stati Uniti invieranno alla Conferenza di Cartagena come osservatori una "delegazione di esperti di sminamento umanitario" e sottolinea che - nonostante non abbiano sottoscritto il Trattato - gli Usa sono "il leader nello sminamento umanitario". "Dal 1993 - riporta il comunicato - gli Stati Uniti hanno contribuito con più di 1,5 miliardi di dollari in aiuti a 50 paesi destinati alla riduzione delle vittime delle mine e altri esplosivi di guerra oltre a programmi per la riabilitazione post-conflitto". "Condividiamo la causa comune a tutti coloro che cercano di proteggere gli innocenti dall'uso indiscriminato di mine, sia antipesona che antiveicolo, e consideriamo la nostra partecipazione alla Conferenza un'opportunità per continuare ad impegnarci nella 'mine action'" - conclude la nota.
"Sulla messa al bando delle mine antiuomo Barack Obama è riprovevole come il suo predecessore, George W.Bush" - commenta Human Rights Watch che ha inviato una lettera al presidente Obama nella quale critica la decisione dell'attuale amministrazione americana di continuare a non ratificare il trattato internazionale che mette al bando queste particolari armi, un testo definito dall'organizzazione come l'accordo umanitario sul disarmo che ha avuto più successo nell'ultimo decennio. "La decisione del presidente Obama di rimanere legato alle mine antiuomo mantiene gli Stati Uniti su una posizione sbagliata, anacronistica, e contro l'umanità" - ha commentato Steve Goose, direttore della sezione armamenti di Human Rights Watch. "Questa decisione - aggiunge Goose - dimostra mancanza di visione politica, di compassione e senso comune e contraddice il multilateralismo, l'attenzione verso il disarmo e le questioni umanitarie sbandierate con grande enfasi da questa amministrazione".
In una nota aggiuntiva rilasciata ieri, Human Rights Watch (HRW) sottolinea però che "l'amministrazione Obama ha successivamente corretto il suo pronunciamento iniziale e ha dichiarato che sta continuando l'attività di revisione della sua politica (di non adesione al Trattato - ndr). Human Rights Watch accoglie favorevolmente questa correzione e anche attraverso una petizione online chiede agli Stati Uniti di unirsi ai 158 paesi che hanno firmato il Trattato per la messa al bando delle mine antipersona.
Anche la 'Campagna Internazionale per la Messa al bando delle mine antipersona' (International Campaign to Ban Landmines - ICBL) in un comunicato "condanna con forza" la decisione dell'amministrazione Obama di proseguire nella politica dell'amministrazione Bush di rifiutare di aderire al Trattato e chiesto all Dipartimento di Stato di "chiarificare pubblicamente" la policy dell''ammistrazione Obama in merito al Trattato.
Secondo Human Right Watch, gli Stati Uniti hanno un arsenale di 10 milioni di mine, e sebbene non le abbiano usate dal 1991, dalla prima guerra del Golfo Persico, si riservano ancora il diritto di farlo. Gli Stati Uniti - evidenzia sempre HRW - non hanno hanno esporrtato mine antipersona dal 1992, non le producono dal 1997 e non hanno in atto programmi per la loro acquisizione in futuro.
"Esprimiamo sconcerto e delusione per la mancata ratifica da parte dell’amministrazione statunitense" - commenta Guido Barbera, presidente del Cipsi, Coordinamento italiano della cooperazione internazionale. "Una decisione che lascia profondamente interdetti, considerando che si tratta dell’amministrazione guidata dal vincitore del Premio Nobel per la Pace". “Le mine antiuomo – continua Barbera – hanno ucciso solo lo scorso anno quasi 1.300 persone, ferendone quasi quattromila. Chiediamo all’amministrazione statunitense di tornare sulla sua decisione e al presidente Obama di dare un segnale forte di inversione di rotta per dimostrare concretamente di essere uomo di pace e di dialogo”.
Il "Mine Ban Treaty" del 1997, conosciuto come Trattato di Ottawa, è entrato in vigore il primo marzo del 1999 e vieta l'utilizzo, la vendita e la produzione di mine antiuomo. È stato siglato da 158 paesi in tutto il mondo, ma non da potenze come Usa, Russia, Cina e India. Le mine antiuomo hanno causato 5.197 morti lo scorso anno, un terzo dei quali bambini, stando alle stime diffuse dall'Icbl, la 'Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antipersona', organizzazione non governativa vincitrice del premio Nobel per la pace nel 1997.