Rete Disarmo: giorni decisivi per fermare l'acquisto dei caccia JSF-F35
Giorni decisivi per la campagna di mobilitazione "No F35" promossa da Rete Italiana per il Disarmo e Sbilanciamoci! per fermare la partecipazione da parte dell’Italia al programma di produzione e acquisto dei cacciabombardieri JSF-F35. In diverse città italiane si stanno raccogliendo le firme - ed è possibile partecipare firmando online - e le delibere di sostegno degli Enti Locali che saranno consegnate al Governo il 21 dicembre con una manifestazione a Roma.
Il Governo ha infatti in programma chiudere entro gennaio il contratto per partecipare alla produzione e acquistare 131 caccia Joint Strike Fighter F35 per una spesa di oltre 14 miliardi di euro. "Si tratta di una decisione irresponsabile sia per la politica di riarmo che tale scelta appresenta, sia per le risorse che vengono destinante a un programma sovradimensionato nei costi" - afferma Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo. "In un momento di grave crisi economica, in cui non si riescono a trovare risorse per gli ammortizzatori sociali per i disoccupati e vengono tagliati i finanziamenti pubblici alla scuola, all'università e alle politiche sociali, destinare tutti questi miliardi alla produzione di 131 cacciabombardieri è una scelta non solo sbagliata, ma totalmente incompatibile con la situazione attuale del nostro paese".
Come sottolineava lo scorso maggio Massimo Paolicelli di Sbilanciamoci! "con una velocità inusuale e sconvolgente il Senato prima e la Camera dei Deputati poi, hanno dato il via libera al Governo per la prosecuzione del programma che prevede l'acquisto di 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighter (JSF-F35) che impegnerà il nostro paese fino al 2026."Sembra incredibile, ma è la realtà - notava Paolicelli: in piena crisi economica, con un dibattito durato nelle due Camere al massimo due ore e mezza si è dato il via libera a un provvedimento che di base
ci costerà 13,5 miliardi di euro, ma il cui conto finale, come tutti sanno, sarà molto più alto".
Con questa mobilitazione Sbilanciamoci! e Rete Italiana per il Disarmo chiedono al Governo di non procedere alla prosecuzione del programma, destinando in alternativa una parte delle risorse già accantonate a programmi di riconversione civile dell’industria bellica e agli interventi delle politiche pubbliche di cooperazione internazionale sempre più sottoposte a tagli negli ultimi anni.
Come Unimondo ha documentato, nella precedente legislatura il sottosegretario alla Difesa, Lorenzo Forcieri, ha siglato con la controparte statunitense il protocollo d'intesa (Memorandum of understanding) formalizzando così l’ingresso nella fase di produzione, supporto e sviluppo ulteriore del caccia JSF. Capofila del progetto sono gli Stati Uniti e vi partecipano altri 8 paesi: Regno Unito al primo livello, Italia ed Olanda al secondo livello, Turchia, Canada, Australia Norvegia e Danimarca al terzo livello. La ditta capocommessa è l’americana Lokheed Martin Aero. L'impresa italiana maggiormente coinvolta è l’Alenia Aeronautica.
Riguardo al cosiddetto "ritorno occupazionale" va notato che ormai si parla di un rapporto di 1/10 rispetto alle previsioni, cioè 200 assunzioni a Cameri e 800 persone per l’indotto senza avere poi quel passaggio di know how sperato. "I 10mila posti di lavoro promessi sono dunque un'autentica invenzione" - sottolinea Sbilanciamoci!. Infine c'è l’articolo 11 della Costituzione: "L’Italia ripudia la guerra...". "Che ci facciamo con 131 cacciabombardieri d'attacco in missioni di pace che dovrebbero avere un ruolo di peace keeping?".
Va ricordato che il JSF ('caccia da attacco combinato') è un "aereo da combattimento" di tipo stealth (bassa rilevabilità dai radar ed altri sensori) e ha due stive interne per le missili e bombe che possono essere anche di tipo nucleare come ha riconosciuto lo stesso ex-ministro della Difesa Arturo Parisi in un' intervista a Famiglia Cristiana.
La possibilità di ripensarci ancora c’è. La Norvegia, il 30 marzo 2009 ha sospeso fino al 2012 la sua partecipazione al programma del JSF. "Noi chiediamo al Governo italiano di non procedere con la firma di un contratto che equivale ad un assegno in bianco" - conclude Paolicelli.
Lo scorso giugno il Consiglio Regionale del Trentino Alto Adige/Sud Tirol ha approvato la mozione che chiede al Governo di riconsiderare l'acquisto dei 131 cacciabombardieri F35-Joint Strike Fighter. La mozione (in .doc) chiede al Governo di "abbandonare le politiche di investimento negli armamenti per convertirle in atti economici concreti a favore della ricostruzione dell'Abruzzo e dei lavoratori colpiti dalla crisi economica".