F-35, una politica di guerra costerà ad ogni italiano 250 €
Nonostante una petizione che aveva raccolto più di 20 mila firme, il Governo ha approvato l'acquisto per 16 miliardi di 131 caccia multiruolo F-35.
Poiché gli attivisti della Rete italiana per il Disarmo e della campagna Sbilanciamoci non erano stati ricevuti dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, hanno provato a inviargli una lettera dove proponevano modi alternativi per spendere quel denaro, interventi di politica pubblica che hanno subito invece un taglio del 56% nell'ultima finanziaria. Con la somma spesa per un singolo F-35 sostengono che si sarebbero potuti costruire 300 asili nido o avrebbero potuto dare l'indennità annuale a 15 mila precari. Con quei 16 miliardi il Governo avrebbe potuto finanziare la costruzione in Abruzzo, costruire 8 milioni di pannelli solari e mettere in sicurezza metà delle scuole italiane. Nonostante questa sia una decisione, avallata trasversalmente dal Parlamento e dagli ultimi tre governi, che va a prendere dalle tasche di ogni italiano più di 250 €, la missiva accompagnata dalle 20 mila firme non ha ricevuto nessuna risposta, nemmeno un "no grazie, non siamo d'accordo", è stata semplicemente ignorata.
Si tratta di una spesa enorme che è aumentata di 3 miliardi negli ultimi mesi, ma non è questo a sorprendere gli esperti: "per il Tornado era accaduta una cosa simile - spiega Maurizio Simoncelli della Rete italiana per il Disarmo - dai 3 miliardi di lire iniziali si era arrivati a 8". Ormai non c'è più niente da fare per impedire l'acquisto di queste 131 armi di attacco che probabilmente verranno consegnate a partire dal 2011. Si possono solo ipotizzare gli scenari che si prospettano per questa Italia bellica che, dopo aver investito una somma così ingente, non vorrà tenere i nuovi aerei chiusi negli hangar. Ne parliamo proprio con Maurizio Simoncelli.
Innanzitutto, è difficile capire il motivo per cui sono stati acquistati gli angloamericani F-35 dal momento che gli italiani già possiedono i moderni Eurofighter di fabbricazione continentale che hanno funzionalità e caratteristiche molto simili. "È una contraddizione - spiega Simoncelli - segno del fatto che l'Italia cerca di perseguire lo sviluppo sul doppio binario". Un'Italia che quindi sarebbe costantemente in bilico tra europeismo e atlantismo. Qual è il ruolo dell'Italia nel contesto internazionale? "Da quando è entrata nell'Alleanza Atlantica ha sempre rivestito un ruolo marginale. Negli ultimi 20 anni è però cambiato tutto: grazie alla sua posizione strategica al centro del Mediterraneo, è diventata fondamentale nei conflitti che hanno interessato il Medio Oriente e il Nord Africa". Gli F-35 possono essere utilizzati per missioni di pace? "Il termine pace in questi casi è puramente linguistico. Anche le missioni di peacekeeping sono in realtà dei conflitti. Questi sono degli aerei d'attacco e le portaerei li portano lontano dal territorio nazionale". Quindi servono per attaccare e non per difendere? "Oggi non si parla più di difesa del territorio nazionale, ma di sicurezza internazionale: si tratta di difendere i propri interessi in territori lontani e per questo motivo vengono utilizzati aerei e portaerei. Questi mezzi hanno sempre anticipato quelle che sarebbero state le politiche successive". Anche cinesi e russi si stanno armando con aerei sofisticati, forse più di questi F-35. "La grande partita internazionale sarà quella del confronto con la Cina che sta diventando la nuova potenza del XXI secolo e allora potrebbe esserci una nuova corsa agli armamenti, poi nuovi difetti porteranno a nuove armi".