Milano-Asmara, armi e tangenti
C'è un italiano che partecipa a tutti i vertici della Nato. E che tra pochi giorni incontrerà a Roma il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Robert Gates. Parleranno di guerra ad Al Qaeda, di altri soldati da mandare a rischiare la pelle e delle nuove minacce, dall'Afghanistan al Corno d'Africa. Quello che l'inviato del presidente Barack Obama non sa è che la campagna elettorale di quell'uomo a cui stringerà la mano è stata finanziata anche dalla lobby che ha sostenuto e addestrato i talebani somali, l'ultimo fronte del terrorismo internazionale. Nemmeno lui, l'italiano in questione, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, conosce i retroscena degli affari di chi gli ha pagato parte della pubblicità per la sua elezione in Parlamento nel 2008. Perché nessuno ha ancora ricostruito la rete di contatti e amici eritrei che ruotavano intorno a Pier Gianni Prosperini, 63 anni, l'assessore al Turismo della Regione Lombardia in carcere da metà dicembre a Milano per corruzione e truffa.
Entrato in Regione nel 1995 e per anni vice presidente del consiglio regionale, Prosperini e il suo ufficio sarebbero al centro di un commercio di armi con Asmara. Il pasticcio è che il 23 dicembre 2009 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha ufficializzato l'accusa contro il dittatore eritreo Isaias Afewerki, 65 anni, e i suoi ministri per il loro appoggio logistico e militare all'organizzazione Al Shabaab e ad altri gruppi alleati di Al Qaeda in Somalia. Con questa risoluzione, approvata da 13 dei 15 membri del Consiglio, l'Onu ha imposto l'embargo sull'Eritrea. Non è una bella figura per l'Italia: combattere il terrorismo e contemporaneamente vendere armi ai governi che addestrano i terroristi. È la seconda volta, sotto la presidenza di Roberto Formigoni, che la Regione Lombardia viene pizzicata in affari o amicizie ingombranti. Era già successo con il dittatore iracheno Saddam Hussei.
Nel 2009 alcuni collaboratori di Isaias Afewerki, presidente dal 1993, sono usciti vivi dall'Eritrea con una valigetta piena di documenti. Altri funzionari del regime sono scappati dopo che, dal 18 settembre 2001, Afewerki ha spazzato via con arresti, torture, omicidi l'opposizione dentro l'unico partito al governo. "L'espresso" ha raccolto le informazioni e qui pubblica quelle che ha potuto verificare.
Pier Gianni Prosperini, passato dalla Lega ad Alleanza nazionale e ora nel Pdl, è per il governo eritreo il vero ambasciatore in Italia. Almeno quando si tratta di firmare contratti con le industrie del Nord. Nella lunga intervista rilasciata a "L'espresso" poche settimane prima di finire in carcere (nel documentario L'amico Isaias) Prosperini difende il regime eritreo. Si dichiara amico personale del presidente e del ministro della Difesa, Sebhat Efrem, che spesso è suo ospite a Milano. La stanza dell'assessore al Turismo in Regione assomiglia tuttora all'ufficio di un ambasciatore. La bandiera rossoverde eritrea in bella vista alla destra della poltrona vuota dal 16 dicembre scorso: quando Prosperini viene arrestato con l'accusa di avere usato i soldi dei cittadini lombardi per pagare le sue apparizioni tv e di avere trasferito in Svizzera una presunta tangente di 230 mila euro. Sopra la poltrona, la foto del papa. Sulla parete accanto, una collezione di machete e fasci di asce nuove di zecca. «Sono stato nominato colonnello dell'esercito eritreo e ne vado molto orgoglioso», rivela durante l'intervista. E questa è la facciata. Il 15 gennaio scorso una signora di mezza età arriva a Torino. È la moglie di un funzionario del governo eritreo. Mandano lei così, sperano ad Asmara, attirerà meno attenzione. Indossa un bel vestito. I capelli raccolti, il volto magro ed elegante degli abitanti dell'Africa orientale.
Da quando è entrata in vigore la risoluzione del Consiglio di sicurezza, il presidente Afewerki, i suoi ministri e gli ufficiali dell'esercito dovrebbero chiedere permesso all'Onu prima di lasciare l'Eritrea. Sono le regole dell'embargo. La donna ha un incarico che pochi 007 dell'intelligence di Asmara conoscono. Deve depositare pacchi di dollari e di euro in alcune cassette di sicurezza. Quel denaro è parte della riserva in Europa della lobby. La rete eritrea deve riorganizzarsi per il futuro. La generazione di Afewerki è abituata alle ristrettezze. Ma con Prosperini in carcere, le pubbliche relazioni sono in difficoltà. Erano gli inesauribili contatti dell'assessore a dare una mano agli amici africani. Come quando Raimondo Lagostena Bassi, patron del gruppo di Odeon tv, pure lui arrestato, firma una consulenza da 70 mila euro a un eritreo sui sessant'anni che da tempo vive a Milano. Si chiama Semere Berhane. Ufficialmente fa il mediatore culturale. Berhane da qualche tempo ha soffiato il posto al rappresentante ufficiale in Italia della Red Sea corporation, la holding di Stato del presidente Afewerki.
Dev'essere una sorta di contratto fotocopia quello di Lagostena. Il 27 febbraio 2008 il direttore generale della sua società, la Profit group spa che controlla Odeon tv, firma un altro compenso da 70 mila euro per una consulenza generica a Gionata Davide Soletti, il segretario personale di Prosperini. Soletti è conosciuto da alcuni ex ufficiali eritrei in fuga all'estero. È infatti l'uomo di fiducia dell'assessore al Turismo. Soletti sarebbe il curatore delle operazioni commerciali mediate da Prosperini tra gli imprenditori europei e il governo eritreo. Tra queste operazioni, la vendita di armi. Sempre secondo i militari eritrei in esilio, si tratterebbe di armi leggere e di precisione prodotte da famose multinazionali. Negli stessi giorni in cui Lagostena arruola il segretario personale, Prosperini è tra quanti si danno da fare per l'elezione di Ignazio La Russa. Con le sue comparsate xenofobe in tv, l'assessore regionale è una cassaforte di voti per la destra in Lombardia. Giovanni Stornaiuolo, attuale consigliere provinciale del Pdl a Milano, chiede il suo aiuto. Stornaiuolo è un dirigente di An e soprattutto è l'uomo delle campagne elettorali di La Russa. Prosperini riempie la città di gonfaloni e striscioni con la foto del futuro ministro. I due al telefono sono intercettati dalla Guardia di finanza per l'inchiesta sulla corruzione: tu vai da La Russa, suggerisce Stornaiuolo a Prosperini, e gli dici «presidente la precampagna elettorale te la faccio io... Con 35, 40 mila euro te la cavi».
In un'altra telefonata i due parlano dei costi complessivi: «La spesa sarà all'incirca di 300 mila euro, contro i 500 mila spesi nelle precedenti elezioni», annotano gli investigatori negli atti depositati. E sottolineano il riferimento di Prosperini e Stornaiuolo «a una non meglio identificata dottoressa», alla quale nel 2006 «hanno dovuto mascherare i conti e gli artifizi necessari per reperire il denaro (verosimilmente di natura pubblica) da impiegare per le spese di propaganda». Giorni dopo l'assessore chiede se La Russa ha saputo del suo contributo: «Sì, è tutto contento», risponde Stornaiuolo. Prosperini dichiara al fisco da anni intorno ai 180 mila euro di imponibile. Per le elezioni regionali 2005 annuncia una spesa di 50 mila euro. Uno stipendio così non giustifica i costi di gestione di cinque società off shore. Cosa si nasconde dietro la Htk di Vienna e le svizzere Finley service, Chamonix, Willow overseas e Kenana? La mediazione del 5 per cento imposta da Prosperini per ogni contratto potrebbe non fermarsi al milione di euro confessato dall'amministratore della Cantieri Navali Vittoria per gli otto pescherecci venduti al governo eritreo. A "L'espresso" risulta un'altra presunta mediazione pagata da Giuseppe Ruggieri, 50 anni. È l'imprenditore che ha comprato Italcantieri da Paolo Berlusconi. Ruggieri viene poi arrestato per una tentata estorsione messa a segno, secondo la sua vittima, con due emissari della 'ndrangheta. Italcantieri avrebbe dovuto costruire appartamenti in Eritrea. Un progetto sostenuto con soldi pubblici dalla Simest, la finanziaria del governo italiano per le imprese all'estero.
Asmara ha poi passato la commessa alla Corea del Sud. L'Eritrea è un Paese affamato. Nel paranoico stato di guerra permanente contro l'Etiopia, il governo tiene in mobilitazione 200 mila soldati su 4 milioni 400 mila abitanti, oltre ai militari del servizio civile. E spende in armi il 6,3 per cento del misero prodotto interno lordo. I clienti migliori per le triangolazioni e gli incassi privati di ministri, funzionari e alti ufficiali però sono le tante guerriglie nella regione: il Sud del Sudan, il Congo, lo Yemen e soprattutto la Somalia. Pochi giorni prima del voto di condanna dell'Onu il ministro della Difesa Efrem, l'amico di Prosperini, lascia l'Eritrea. Parte con un dirigente della Banca centrale, un cartografo, un esperto in crittografia e l'ex comandante della base segreta del Nord in cui vengono addestrati i guerriglieri somali che combattono contro il governo sostenuto dall'Onu, dagli Stati Uniti e dall'Etiopia. Per il governo comunista di Asmara è un aiuto strategico, in funzione anti-etiope. Efrem va prima in Iran, il nuovo alleato. Poi vola in Ucraina. Al suo ritorno, via Arabia Saudita, 110 addestratori eritrei vengono infiltrati in Somalia nei territori controllati dai gruppi filo Al Qaeda. «L'Italia interessava per le armi leggere. Da adesso vanno in Ucraina, che già forniva mezzi pesanti e la manutenzione degli aerei», spiega un ufficiale in esilio. Forse Prosperini non conosce tutti gli affari segreti del Corno d'Africa. Ma la minaccia degli Shabaab innescata dai suoi amici eritrei riguarda anche l'Europa e gli Stati Uniti. Molti combattenti sono somali con passaporto europeo o americano. Hanno così libertà di movimento. La notte di venerdì primo gennaio uno di loro, un ragazzo di 28 anni reclutato in Svezia, cerca di uccidere nella sua casa in Danimarca il disegnatore Kurt Westergaard, 74 anni, autore di una delle vignette che cinque anni fa scatenarono la protesta di milioni di musulmani. Un suo amico, con passaporto danese, in dicembre si è fatto esplodere a Mogadiscio uccidendo 21 persone. A Minneapolis, negli Stati Uniti, l'Fbi ha identificato negli ultimi due anni 20 giovani reclutati da Al Shabaab. Combattenti somali sono passati nel vicino Yemen per sostenere i guerriglieri di Al Qaeda. Due predicatori shabaab sono in azione anche a Milano, dopo essere stati cacciati dalla comunità somala di Roma. «Quando si scoprono questi pericolosi pazzi deviati», esorta un comunicato di Pier Gianni Prosperini contro quanti aiutano i terroristi, «bisogna estirparli come si fa con la gramigna». Lui, dopo l'arresto, ha ricevuto dichiarazioni di solidarietà e fiducia dal governatore Formigoni e dal ministro La Russa.