Controlli allentati sulle armi? Un pericolo la ridotta trasparenza
L'intervento di Amnesty al convegno di Science for Peace sottolinea con forza due dati importanti. Primo: dal 2002 l'industria italiana della difesa ha assunto dimensioni e dinamiche di rilevanza mondiale, le industrie con sede in Italia sono leader in molti settori, sia nelle tecnologie avanzate che -elle armi leggere. Secondo: in questi giorni l'industria militare italiana sta per conseguire un successo politico insperato, quello di cancellare una legge (la 185/1990) che da vent'anni impone una certa trasparenza all'export militare italiano e alle sue connessioni finanziarie e politiche. Le industrie italiane, e anche quelle bresciane, hanno esportato ed esportano le loro micidiali armi in paesi devastati dalle guerre civili, governati da dittature, dove si violano apertamente i diritti umani e anche laddove la comunità internazionale ha imposto l'embargo. Ora, recependo una legislazione europea decisamente più arretrata e permissiva, questo governo ha intenzione di far mancare all'opinione pubblica informazioni vitali per la nostra democrazia, quelle relative alla produzione e al commercio di armi. OPAL è impegnata non solo per mantenere in vigore l'attuale legge 185, ma a estenderne l'applicazione a tutti quei prodotti capaci di uccidere o di causare gravi abusi dei diritti umani (munizioni di ogni genere, armi non letali, strumenti carcerari e antisommossa, armi "bianche" e le cosiddette "sportive", sostanze chimiche e biologiche di possibile impiego militare ecc.), anche per le operazioni commerciali sotto licenza, infracomunitarie e nel quadro di cooperazioni internazionali. OPAL denuncia inoltre che il tentativo di cancellare la legge 185 venga compiuto attraverso una delega al governo, ciò che di fatto escluderebbe il dibattito parlamentare sul testo della nuova legge