Rete Disarmo: sugli F-35 il Ministro della Difesa sbaglia i numeri e ha paura di un confronto
“ll Ministro Di Paola continua a parlare solo a mezzo stampa, ma non accetta un confronto vero sugli F35”. E’ quanto denuncia Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo commentando l’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera dal Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola. “Le cifre che continua a fornire sui costi ed impatto del programma - prosegue Vignarca - sono palesemente errate e contraddicono i documenti ufficiali statunitensi. I costi di acquisto (130 milioni di euro ad esemplare) sono molto più alti di quelli riferiti dai funzionari della Difesa, senza contare l’impatto del mantenimento successivo all’acquisto”. E’ la stessa Finmeccanica in audizione alla Camera a parlare di 2.500 posti di lavori complessivi nel momento di picco di produzione, avvertendo che sono numeri da ridurre ulteriormente poiché secondo le nuove ipotesi del Ministero i caccia previsti dall’Italia sono minori ai 100 veivoli promessi agli Stati Uniti.
Rete Italiana per il Disarmo all’interno della campagna “Taglia le ali alle armi” continua da tempo a produrre dati sicuri e mai smentiti (tanto è vero che nel dibattito politico tutti usano cifre da noi stimate) mentre invece il comportamento ideologico e irrealistico è quello del Ministro che continua a reiterare la scelta sulla base di presunte necessità della Difesa, ma senza mai entrare nel dettaglio dei costi-benefici. “Forse perché dieci anni fa ha firmato lui l’accordo per la fase di sviluppo del programma venendo definito dagli americani ‘il migliore amico dell’F35’?” – conclude Vignarca.
E' stupefacente poi come il Ministro Di Paola ribadisca veementemente l'assenza di contratto per i caccia quando, nel corso degli ultimi anni, tutti i rappresentanti del Governo e della Difesa rimandavano al mittente le nostre richieste di cancellazione del programma con la presenza di penali.
"Anche se i fondi non sono ancora stanziati, lo saranno nei prossimi anni in caso di conferma degli ordini di acquisto per cui si tratta di soldi veri che realmente saranno sottratti ad altre necessità come la Sanità e i welfare" commenta ulteriormente Francesco Vignarca. Fare riferimento come dice il ministro al programma Eurofighter è improprio: se è vero che anche in quel caso i costi sono stati altissimi per un aereo militare stiamo parlando di ‘acqua passata’ perché i fondi sono stati già tutti spesi (riducendo anche di una tranche) mentre per il caccia F-35 si tratta del futuro del nostro paese. Senza dimenticare che anche militarmente e tecnologicamente ci sarebbe per l'Italia un’ulteriore sudditanza verso gli Usa mentre altri progetti sono di respiro europeo.
Quanto al ritorno tecnologico e industriale, di recente si sono levate voci molto critiche da parte di ingegneri e tecnici di Alenia Aeronautica, che confermano come fantasiose le rosee prospettive di vantaggio dipinte dalla Difesa e da Finmeccanica e minimi gli effettivi vantaggi tecnologici.
Probabilmente sono invece molto forti i vantaggi di prestigio e di interesse che stanno alla base del sostegno continuo che la scellerata scelta del programma F-35 continua ad avere.
“Per quel che riguarda il Disegno di legge delega voluto da Di Paola, - dichiara Massimo Paolicelli Presidente dell’Associazione Obiettori Nonviolenti - non porta neanche un euro alle casse dello Stato, perché prevede con i risparmi del taglio al personale di pagare nuovi sistemi d’arma, come gli F35 e la loro manutenzione. Vuole mantenere nel tempo una spesa di oltre 23 miliardi di euro l’anno, mentre gli italiani sono chiamati a pesantissimi sacrifici in settori delicati come la sanità, l’istruzione e l’ambiente”.
“Altro aspetto non di poco conto – prosegue Paolicelli - è quello economico ed anche qui il Ministro Ammiraglio Giampaolo Di Paola presenta al Parlamento ed al Paese una mezza verità affermando che il nostro Paese destina alle Forze Armate lo 0,84% del suo P.I.L. mentre la media europea è dell’1,61%. Peccato che questi dati siano smentiti da documenti ufficiali della Difesa e dalla NATO, che attribuisce all’Italia una spesa dell’1,4% del P.I.L. rispetto ad una media europea dell’1,6%. Il nostro Paese spende più della Spagna (0,9% P.I.L.) e quanto la Germania (1,4% P.I.L.) ma meno di Francia e Gran Bretagna (rispettivamente 1,9 e 2,6% del P.I.L.), che sono però nazioni che posseggono armamenti nucleari”.
Questa apparente contraddizione avviene perché si conteggiano solo le spese per la Funzione Difesa, escludendo spese inserite nel bilancio della Difesa, come i Carabinieri, usati principalmente per la pubblica sicurezza ma comunque inquadrati come IV Forza Armata e le pensioni di ausiliaria. “Fuori dal bilancio ufficiale sono anche le Missioni all’estero, a carico del Ministero dell’Economia per 1,4 miliardi ed i finanziamenti per alcuni sistemi d’arma a carico del Ministero dello Sviluppo Economico per 1,7 miliardi; per questo nel 2012 alla fine – conclude Paolicelli - si spende per la Difesa oltre 23 miliardi di euro”.