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Non armi ma pane alla popolazione siriana

Le associazioni aderenti alla Rete Italiana per il Disarmo condannano qualsiasi decisione di allentamento dell'embargo di armi sulla Siria e chiedono all'uscente ministro Terzi di astenersi dal sostenere questa ipotesi, in vista dell'incontro del "Gruppo di alto livello sulla Siria" in programma il 28 febbraio a Roma
Fonte: Rete Italiana per il Disarmo - 28 febbraio 2013

Riteniamo inammissibile che il Governo italiano arrivato ormai a fine mandato decida, senza alcuna legittimità politica né consultazione con il Parlamento, di fornire sostegno militare all'opposizione siriana indebolendo così ulteriormente ogni soluzione negoziale del conflitto. Una posizione politica, quest’ultima, che il nostro esecutivo in scadenza ha recentemente espresso in sede europea, a sostegno della proposta del Regno Unito che ha portato il 18 febbraio a una previsione di allentamento dell'embargo europeo di armi alla Siria.

Mentre in Siria prosegue la carneficina, con indiscriminati bombardamenti governativi su Aleppo e terribili attentati delle frange jihadiste dell'opposizione a Damasco, il Consiglio Affari Esteri dell'Unione Europea ha modificato il 18 febbraio i provvedimenti sull'embargo di armi in modo da "fornire un maggiore supporto non-letale e assistenza tecnica per la protezione dei civili". Il ministro Terzi ha specificato che tale intesa a 27 “è uno sviluppo positivo che va nel senso da noi auspicato di un rafforzamento del sostegno europeo all'opposizione siriana, sia sul piano politico che su quello materiale". Ha dichiarato inoltre che all’incontro del “Gruppo di alto livello sulla Siria” a Roma, l’Italia e i Paesi europei proporranno agli Stati Uniti che gli aiuti militari “non letali” vengano estesi fino a comprendere anche l’assistenza tecnica, l’addestramento e la formazione, in modo da “consolidare l’azione della coalizione”.

Contro questa ipotesi si sono già pronunciate nei giorni scorsi le associazioni della rete ENAAT (European Network Against Arms Trade) di cui anche Rete Disarmo fa parte: “La Siria è già inondata di armi. Ogni ulteriore invio di sistemi militari avrebbe con ogni probabilità l’effetto di prolungare il conflitto e ridurre le possibilità di una soluzione pacifica. Un numero imprecisato di gruppi si oppone al regime di Assad, in varie formazioni incluse diverse di natura fortemente settaria. Fornire armi a qualsiasi gruppo servirà solo ad accrescere l’instabilità”.

Non è nostro intento entrare nel merito dell’elenco specifico delle armi che potrebbero venir escluse dall’embargo, ma segnaliamo che alcuni sistemi come i cosiddetti “night-vision goggles” (visori notturni) possono avere una funzione difensiva (individuare degli attacchi), ma anche offensiva (permettere attacchi notturni).

“Nello stesso incontro in cui ha modificato la propria posizione in materia di armamenti – sottolinea Martina Pignatti presidente di Un ponte per… - l’Unione Europea ha confermato invece per altri tre mesi le sanzioni commerciali che aumentano le sofferenze del popolo siriano. Dai nostri contatti arrivano terribili testimonianze sulla mancanza di pane e generi alimentari anche nei campi profughi a causa dell'embargo e della scarsità di carburante. Per una reale protezioni dei civili proprio queste sanzioni commerciali si sarebbero dovute allentare!”

“La fornitura di armamenti in zona di conflitto, quindi senza nessun controllo reale sui percorsi di munizioni e armi, è inoltre pericolosa anche per possibili focolai futuri di scontro – afferma il ricercatore di Rete Disarmo sui flussi di armamenti Giorgio Beretta - come avvenuto ad esempio in Mali: molte delle armi che attualmente fomentano la crisi del paese africano sono derivate infatti dalle vendite (anche italiane) fatte al regime libico di Gheddafi nel corso degli anni e dalle consegne ai gruppi armati che a lui si sono ribellati.

"Una guerra che dura ormai da quasi due anni non sarebbe potuta avvenire se non fosse stata alimentata, da una parte e dall'altra e sin dall'inizio, da forniture semiclandestine di armi e munizioni – evidenzia Maurizio Simoncelli vicepresidente dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo - con traffici che sono avvenuti con il complice silenzio dei paesi confinanti e delle grandi potenze produttrici di armi. Il salto di qualità che la politica internazionale sta ora predisponendo consiste nel tentativo dare una copertura formale e legale a tali forniture”

La Rete Italiana per il Disarmo intende infine ricordare al Ministro Terzi, anche se non ce ne dovrebbe essere bisogno - che la legge italiana 185/1990 sull’export di armamenti (pur modificata recentemente da recepimenti europei) prevede che l'esportazione,il transito, il trasferimento intracomunitario  e l'intermediazione di materiali di armamento sia vietato:

a) verso i Paesi in stato di  conflitto  armato,  in contrasto con i principi dell'art.  51  della  Carta  delle Nazioni Unite,  fatto  salvo  il  rispetto  degli  obblighi internazionali dell'Italia o le diverse  deliberazioni  del Consiglio dei Ministri, da  adottare  previo  parere  delle Camere

b) verso Paesi  la  cui  politica  contrasti  con  i principi dell'art. 11 della Costituzione

c) verso i  Paesi  nei  cui  confronti  sia   stato dichiarato l'embargo  totale  o  parziale  delle  forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea (UE) o da parte dell'Organizzazione per la sicurezza  e  la cooperazione in Europa (OSCE).

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