Rete Disarmo: prossimo Presidente della Repubblica dica NO ad un 2 giugno simboleggiato dalle armi
In questi giorni, in cui il tema del “No alla parata militare del 2 giugno” sta emergendo nel dibattito pubblico, qualcuno ha detto che si tratta della solita “manfrina radicale” della sinistra. Rete Italiana per il Disarmo la pensa diversamente: si tratta invece della solita e sensata posizione dei movimenti per la Pace ed il Disarmo che da tempo sottolineano la problematicità di una celebrazione impostata in tale maniera. Continueremo a dirlo con forza, perché se una scelta anche se tradizionale continua ad essere sbagliata (ma va ricordato come in passato per molti anni la Presidenza della Repubblica aveva scelto di non organizzare la parata) non si può certo rimanere in silenzio.
"La prima parte della nostra Costituzione si apre con il fondamento sul lavoro (art. 1) e si chiude con il ripudio della guerra (art. 11). Siamo contrari a festeggiare la Repubblica con le parate militari perché ciò significa ripudio della Costituzione, non della guerra – sottolinea Mao Valpiana presidente nazionale del Movimento Nonviolento – e lo siamo ancor più oggi in un momento così difficile in cui manca il lavoro per troppi nostri concittadini”
Rete Disarmo rilancia quindi con forza altre modalità di celebrare la Repubblica: “Il 2 giugno ad avere il diritto di sfilare sono le forze vive del nostro Paese: i lavoratori, i sindacati, le categorie delle arti e dei mestieri, gli studenti, gli educatori, gli immigrati, i bambini con le madri e i padri, le ragazze e i ragazzi del servizio civile", conclude Valpiana.
“Forse però questo è un ragionamento troppo sofisticato per una parte della classe politica ormai allo sbando – continua Riccardo Troisi di Reorient e animatore del Forum Pace di Roma che già lo scorso anno aveva ragionato su questo tema – una classe politica che è ormai lontana anni luce dalla realtà del paese”. Fin da ora le organizzazioni di Rete Disarmo si stanno attivando per proporre una mobilitazione alternativa, che tenga conto di questa diversa e più sensata prospettiva. “Il rito antico e simbolico della parata militare per festeggiare la Festa della Repubblica oggi non ha veramente più senso – continua Troisi - in questo periodo di crisi si dovrebbe invece partire da chi con il proprio lavoro contribuisce alla crescita del Paese o con i precari e i disoccupati che ogni giorno provano con mano quanto sia disatteso proprio il primo articolo fondante della nostra Costituzione”.
Per tutte queste motivazioni la Rete Italiana per il Disarmo (realtà che coordina una trentina di organizzazioni attive sui temi del disarmo e della pace) ha deciso di intraprendere una serie di azioni affinché già da quest’anno si arrivi alla cancellazione della parata ed alla destinazione dei fondi così risparmiati a progetti di inclusione sociale.
Non solo Rete Disarmo aderisce con convinzione e rilancia la petizione online su change.org lanciata in questi giorni, ma ha deciso di muoversi anche nell’ambito istituzionale. Subito dopo l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica invieremo al Quirinale una lettera, sottoscritta dalle numerose associazioni ed organizzazioni che fanno parte delle nostre campagne, per chiedere formalmente che il prossimo 2 giugno Roma non sia attraversata da mezzi e reparti militari. L’intenzione è poi quella di stimolare prese di posizione a riguardo anche in ambito parlamentare.
“Nel 2005 due ragazze in servizio civile hanno partecipato alla parata sventolando bandiere multicolori della Pace - ricorda Martina Pignatti Moreno presidente di Un ponte per - speriamo che arrivi presto il giorno in cui le Istituzioni della nostra Repubblica vogliano proprio persone come loro a simboleggiare l'unità nazionale e la solidarietà di questa nazione agli altri popoli in zone di conflitto. Con il costo della parata, diminuito negli ultimi anni ma sempre ingente, si potrebbe finanziare un anno di lavoro di un contingente per Interventi Civili di Pace. Cogliendo in questo modo l’occasione per attivare processi di riconciliazione, attività di protezione verso civili vulnerabili o prevenzione di conflitti”.
Una scelta che sarebbe realmente in linea con tutta la prima parte della nostra Costituzione, come richiamato da sempre da Rete Italiana per il Disarmo.