Quaresima disarmata e oltre: è ora delle scelte
In occasione della Quaresima, la Campagna di pressione alle “banche armate” ha lanciato un appello e diffuso un volantino per sensibilizzare credenti e non sul tema delle spese militari e sul ruolo delle banche nel commercio di armamenti. Un tema caro anche a papa Francesco che proprio ieri, durante l’omelia della Messa mattutina a Casa Santa Marta, ha duramente condannato quegli “imprenditori di morte” che vendono armi a paesi in conflitto e che dunque hanno interesse che le guerre proseguano.
«Chiediamo alle diocesi, alle parrocchie, alle comunità religiose e ai singoli credenti – e anche i non credenti – di accogliere il nostro invito a verificare se la banca di cui si servono ha emanato direttive sufficienti per un’effettiva limitazione delle operazioni di finanziamento e d’appoggio alle esportazioni di armi» - scrivono le tre riviste promotrici della Campagna di pressione alle “banche armate” (Missione Oggi, Mosaico di pace e Nigrizia) nel comunicato stampa diffuso in occasione dell’inizio della Quaresima.
«La Quaresima – si legge nel comunicato – è fin dalle sue origini tempo di revisione della propria esistenza e di conversione dei cuori. Un tempo propizio, dunque, anche per ripensare alle proprie scelte, sia individuali che comunitarie, in campo economico a cominciare dalla scelta della banca in cui teniamo i nostri risparmi».
Per aiutare a comprendere la Campagna di pressione alle “banche armate” le tre riviste hanno pubblicato sul sito della Campagna e sui propri siti un agevole volantino che riporta l’appello, numerose informazioni sull’attività delle banche in appoggio all’export militare e un fac-simile di lettera da inviare alla propria banca.
«Quindici anni fa – ricorda padre Alex Zanotelli, direttore responsabile di Mosaico di pace – in occasione del Grande Giubileo della Chiesa cattolica, le nostre tre riviste lanciarono la Campagna di pressione alle “banche armate”. Intendevamo evidenziare che gran parte del debito contratto dai paesi del Sud del mondo era costituito dal “debito odioso”, quello cioè che i dittatori di varie nazioni avevano contratto per acquistare dai nostri paesi del Nord armamenti sofisticati che spesso hanno usato per reprimere le proprie popolazioni e fomentare sanguinosi conflitti regionali. Ma, soprattutto, abbiamo voluto offrire un modo concreto per favorire un maggior controllo sulle esportazioni di armi e sistemi militari del nostro paese e sulle operazioni di finanziamento delle banche all’industria militare».
«Oggi – prosegue padre Mario Menin, direttore di Missione Oggi – l’appello che rivolgemmo alla comunità cristiana e a tutti gli uomini di buona volontà è ancora più urgente. Se è vero infatti che, grazie alla nostra campagna, importanti gruppi bancari del nostro paese hanno emesso delle direttive restrittive, rigorose e trasparenti riguardo alle loro attività di finanziamento alle industrie militari è purtroppo altrettanto vero che diverse banche italiane, e soprattutto molte banche estere attive nel nostro paese, continuano a finanziare la produzione e l’esportazione di armi».
«Ma ciò che più ci preoccupa – evidenzia padre Efrem Tresoldi, direttore di Nigrizia – è il recente forte incremento di esportazioni di sistemi militari dall’Italia soprattutto verso i paesi in zone di conflitto, a regimi autoritari, a nazioni altamente indebitate che spendono rilevanti risorse in armamenti e alle forze armate di governi noti per le gravi e reiterate violazioni dei diritti umani. Nel contempo – e anche questo è un fatto quanto mai preoccupante – si è fatto sempre più debole il controllo parlamentare ed è stata erosa l’informazione ufficiale tanto che oggi è impossibile conoscere con precisione dalla Relazione governativa le operazioni autorizzate e svolte dagli istituti di credito per esportazioni di armamenti».
«E’ tempo quindi – si legge nel comunicato – di tornare a rilanciare quell’appello e di chiedere alle comunità cristiane di tornare a prestare attenzione al tema delle spese militari e al ruolo delle banche nel commercio di armamenti. Ma anche di attivarsi presso il proprio Comune per chiedere che nella scelta della tesoreria vengano introdotti criteri di responsabilità sociale per appurare il coinvolgimento delle banche in settori non sostenibili e in attività finanziarie a favore dell’industria militare e delle esportazioni di armamenti».
Le tre riviste si rendono disponibili per promuovere a livello locale momenti di approfondimento e di sensibilizzazione sul tema delle spese militari e sul ruolo delle banche nel commercio di armamenti e a seguire le iniziative locali.
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