La Corte Costituzionale conferma necessità di una difesa non militare
Importante presa di posizione della Corte Costituzionale che, con una sentenza di fine giugno 2015, ha ribadito l’importanza e la necessità di un tipo di difesa non militare e non armato. Nell’ambito della sentenza 119/2015 che dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 3, comma 1, del decreto legislativo 5 aprile 2002, n. 77, nella parte in cui prevede il requisito della cittadinanza italiana ai fini dell’ammissione allo svolgimento del servizio civile la Corte si è anche espressa in maniera esplicita sul tema più ampio.
“Siamo soddisfatti che la Corte abbia confermato la collocazione dell’istituto del servizio civile nell’ambito del concetto di «difesa della Patria» – commenta Licio Palazzini presidente della CNESC – affermando che “il dovere di difesa della Patria non si risolve soltanto in attività finalizzate a contrastare o prevenire un’aggressione esterna, ma può comprendere anche attività di impegno sociale non armato. Accanto alla difesa militare, che è solo una delle forme di difesa della Patria, può dunque ben collocarsi un’altra forma di difesa, che si traduce nella prestazione di servizi rientranti nella solidarietà e nella cooperazione a livello nazionale ed internazionale”.
Il pronunciamento conclude in maniera definitiva l’iter del ricorso presentato nel 2012 da un ragazzo pachistano e consente così la definitiva apertura del Servizio Civile Nazionale ai giovani stranieri residenti in Italia, in senso anche maggiore rispetto ai criteri contenuti nella riapertura dei bandi recenti.
Anche la Rappresentanza Nazionale dei Volontari in Servizio Civile si esprime con soddisfazione a riguardo del fatto che “la sentenza ribadisca la collocazione del Servizio Civile all’interno della difesa della Patria e non, come era avvenuto nella prima fase di approvazione della legge di riforma alla Camera, nell’alveo di una semplice attività di volontariato e di welfare. Proprio per questo motivo, siamo ancora più convinti della necessità di una legge chiara e definitiva sulla cittadinanza, che eviti l’innesco di controsensi e paradossi come quelli suddetti” secondo la dichiarazione rilasciata da Yuri Broccoli, Antonella Paparella, Edda D’Amico e Francesco Violi.
Un’ulteriore conferma della bontà della strada intrapresa con la proposta di legge di iniziativa popolare avanzata da “Un’altra difesa è possibile”.